Due sentenze riconoscono il legame giuridico per il padre sociale
Per la prima volta, in Italia, una sentenza della Corte d’Appello di Trento riconosce il legame tra figli e padre non genetico. Dirò di più. Si tratta pure di due padri gay.
In pratica riconosce la sussistenza del legame genitoriale tra i due bambini e il padre non biologico, all’interno del progetto di genitorialità di una qualunque famiglia same-sex.
E’ anche la prima volta che un giudice applica – per una coppia omosessuale – i principi enunciati dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 19599 del 2016.
Ricordiamo infatti che la prima sezione civile della Suprema Corte di Cassazione già a giugno 2016 aveva confermato la trascrivibilità in Italia dell’atto di nascita estero da cui risultava che un bambino fosse figlio di due mamme.
In soldoni cosa significa?
Le persone gay e lesbiche che volevano diventare genitori/trici si sono spostate in altri paesi in cui è consentita la procreazione medicalmente assistita (PMA) anche per le coppie same-sex.
Si tratta di paesi in cui viene riconosciuto pieno diritto alle persone gay e lesbiche in coppia di avere dei bambini o bambine diventando entrambe legalmente genitori/trici, indipendentemente dal legame biologico.
Solo una mamma può partorire, anche se in molte occasioni l’ovulo fecondato è della sua compagna e non il suo. Solo un papà risulterà biologico nel caso di una gestazione per altri, anche se – anche qui – la coppia può scegliere di utilizzare sperma di entrambi. Ovviamente parliamo di singolo concepimento, non di gemelli evidentemente.
Cosa succede dal punto di vista legale?
Che il/la neonato/a avrà legalmente due papà o due mamma. Almeno fino al confine, perchè al rientro in Italia ne perderà uno/a.
Ma veramente dici? Eh si, all’arrivo in Italia verrà riconosciuto solo il genitore o genitrice che ha un legame biologico con il/la bimbo/a o che l’ha partorito/a.
In pratica oltrepassando il confine insieme all’italico benvenuto perderà uno/a dei due
E l’altro? Semplicemente non è nessuno/a. Parliamo dell’aspetto legale ovviamente, perchè nella vita di questo bambino o bambina l’altra persona è invece Qualcuno/a e anche molto importante.
La sentenza della Cassazione di cui ho accennato sopra permette di trascrivere negli atti italiani il certificato di nascita che porta i nomi di entrambi i papà o le mamme. E trascrivendolo di fatto diventa reale anche qui.
Ma torniamo alla prima sentenza, quella di Trento.
In due parole ha evidenziato che:
- a) l’esigenza di verificare che il procedimento estero – più che essere compatibile con la normativa italiana – debba essere conforme alle esigenze di tutela dei diritti fondamentali dell’uomo;
- b) l’esigenza di garantire il diritto del minore ad essere figlio/a(status filiationis)nei confronti di entrambi i genitori o genitrici sia prioritaria;
- c) non ha alcuna importanza come questo/a bambino/a sia stato concepito e dove, perchè è inserito in un progetto di genitorialità condivisa.
Ok, ma che c’entra con la psicologia?
C’entra, c’entra. E anche tanto.
Lo scrivevo già in un articolo sul Fatto Quotidiano quasi un anno fa in cui evidenziavo lo stretto nesso tra diritti civili e benessere psicologico.
Sono molte le ricerche che testimoniano come l’acquisizione di diritti civili, prima riservati ad una maggioranza privilegiata, abbia un effetto positivo sulla salute di minoranze sessuali. La cosa straordinaria è che l’effetto può anche essere indiretto, cioè l’aumento di benessere e il miglioramento della propria salute psicologica non riguarda solo le persone che usufruiscono di quel diritto, ma anche chi – pur sapendo di poterne usufruire – sceglie di non farlo (come nel caso del matrimonio egualitario del Massachusettes nel 2003).
E se pensiamo che questo ha un fortissimo effetto deterrente sui suicidi e tentativi di suicidio nei giovani e giovanissimi si capisce bene come sia INDISPENSABILE garantire a tutte le persone pari opportunità e uguali diritti.
Come psicologa credo che questo sia un ambito in cui la nostra professionalità può agire da pungolo e supporto, nei processi evolutivi del diritto, nei percorsi di riconoscimento delle minoranze sessuali, nell’accogliere in modo adeguato e preparato le persone gay e lesbiche che si rivolgono a noi perchè vivono con estrema sofferenza la mancata accettazione e le discriminazioni di un sociale ancora ostile.