Il 12 giugno 2016 l’America e il mondo intero – soprattutto quello arcobaleno – è scosso da una notizia terribile. Un ragazzo americano di origini afghane entra in una discoteca lgbt, il Pulse di Orlando, e inizia a sparare uccidendo 49 persone e ferendone molte altre. L’Ansa dice che dei 27 feriti ricoverati in ospedale 6 sono molto gravi.
La stessa fonte riporta la notizia secondo cui il killer fosse gay, notizia confermata dalla ex-moglie. Il padre di Omar Mateen – questo il suo nome – invece dichiara che la motivazione della strage è l’odio per i gay, nulla a che vedere con la sua appartenenza religiosa né con il suo interesse per materiale di propaganda jihadista. Che detto da uno che è considerato filo-talebano (dice Ansa) suona un po’ strano.
Ancora più strano però è ipotizzare che proprio in quanto gay Omar abbia distrutto la vita di tante persone gay e lesbiche, dei e delle loro partner, parenti, amici o amiche. Eppure una certa letteratura conferma – come detto popolare vuole – che chi odia i gay sia egli stesso gay ma non si accetti. In pratica odia se stesso, no?
Già nel 1996 per fare un esempio Adams et al. aveva dimostrato che solo uomini eterosessuali con un alto tasso di omofobia avevano erezioni guardando video con scene di sesso tra uomini omosessuali, mentre entrambi i gruppi di uomini eterosessuali (omofobi e non omofobi) avevano erezioni guardando video di sesso tra donne o tra coppie eterosessuali. Ovviamente ci sono altri studi, molto più recenti, come quello più conosciuto di Netta Weinstein del 2012.
Complice il mio amico pastore battista Dario Monaco – che ringrazio pubblicamente – ritengo sia opportuno un’analisi dell’evento da più angolazioni. E ne prendo a piene mani da una sua riflessione sui social (grazie!).
OMOFOBIA
Termine oramai sdoganato anche dal panettiere sotto casa, spesso usato impropriamente per definire aggressioni di gay/lesbiche/trans da parte di persone in genere NON gay/lesbiche/trans.
Di fatto quello che è successo ad Orlando è un crimine d’odio. Forse anche legato a estremismi religiosi, ma scegliendo una nota discoteca gay, piena di gente gay, conosciuta per il tipo di serate e habitué è ovvio che il primo obiettivo di questo crimine sia la comunità LGBTIQ, o la parte più gaya e evidente.
Sottovalutando questo aspetto e “banalizzando” ad un atto terroristico come altri – seppure di una gravità assoluta – è diventare complici di questo killer. Sottolineare distinguo e differenze, è essere complice di Omar. Chi non riconosce che l’identità di genere e l’orientamento sessuale sono ancora oggi motivo di discriminazione, vessazioni, umiliazioni e assenza di pari opportunità, è dalla parte di questo killer.
E’ esattamente come quando invece di usare il termine femminicidio si dice che è un omicidio come tanti e che allora ci vorrebbe un termine per gli uomini uccisi, un maschicidio. Peccato che gli uomini non siano uccisi in quanto uomini – al contrario delle donne – e perché si ribellano ad un concetto arcaico di binarismo di genere rigido e immutabile che tradurrei nella semplice frase “Io Tarzan, tu Jane”.
Quindi magari ci sta anche bene un #jesuisgay, che però non ho visto su quasi nessuna bacheca – stranamente. Ma che ci starebbe bene ognuno dei 365 giorni di un anno, ecco.
ISLAMOFOBIA
Se non è un attacco omofobico allora è un attacco islamico fondamentalista che come sappiamo tutti e tutte nasce dalla FOBIA della modernità e si alimenta dell’odio razzista per il diverso delle civiltà occidentali.
In pratica io ho paura degli stranieri, magari musulmani, e questo in qualche modo contribuisce a creare terroristi che avranno la paura del cambiamento.
Tutti ad aver paura di qualcosa o qualcuno, tutti complici di qualcun altro.
Quindi ok #jesuisgay ma anche #stopislamofobia magari.
IL CULTO DELLE ARMI
Quante volte chi uccide – e magari uccide una donna – è un militare, agente di custodia, guardia giurata, cacciatore, sparatore.
Accomunati dall’avere in casa un’arma, a completa disposizione e a portata di mano. Non solo in senso figurato.
Beh si può uccidere anche menando le mani e persino con un fiammifero – come tristemente sappiamo di Sara – ma se c’è un’arma ad uno sputo sarà usata sicuramente.
Se poi moltiplichiamo i potenziali sparatori perché la pistola si trova in offerta all’Auchan è essere automaticamente complici di una strage come quella di Orlando. Quindi sicuramente #jesuisgay ma a sto punto anche #stopguns.
MINORANZE
Anche in Italia oramai si parla di lobby gay e musulmani-che-vogliono-le-moschee, di potere delle minoranze, di terrore che viene dalle minoranze, di violenza delle minoranze ma alla fine, guardando bene, che siano afroamericani, neri e basta, latini, immigrati, gay o altro, ste minoranze guarda caso sono sempre le vittime.
Forse sarebbe più opportuno esplicitare le paure di chi fomenta le folle e aizza gli animi contro le minoranze. Con domande molto semplici, senza alzare la voce: “Hai paura dei musulmani? Perché?” – “Quali sono le tue paure rispetto ai gay?” “Sai che a me fanno paura le persone come te?”
La paura rende ciechi e fa spesso perdere contatto con la realtà. La psicologia ci insegna quanto sia efficace in questi casi parlare.
Esprimere emozioni, pensieri, sentimenti, sensazioni.
Parliamo delle nostre paure allora, prima che la paura parli per noi diventando assassina.