Famiglia & LGBT

Una favola per l’omoaffettività

Written by Dr. Paola Biondi

Qualcuno di noi ricorderà forse di aver avuto da piccolo la sua favola preferita: ricorderà magari il proprio eroe o eroina, in un regno popolato di streghe, fate, principi e principesse. Come da tempo affermano gli studiosi, la magia delle fiabe consiste nel parlare direttamente all’inconscio dei bambini, aiutandoli a prendere contatto con il proprio mondo interiore (emozioni e sentimenti a volte in conflitto e, quindi, fonte di ansia) per superare in modo catartico le tappe cruciali dello sviluppo psicologico.

 

Specialmente la letteratura psicoanalitica si è interessata attraverso numerose pubblicazioni del valore simbolico ed educativo delle fiabe (ricordiamo “L’interpretazione psicoanalitica delle fiabe” di Bruno Bettelheim), mentre le ricerche attuali del settore affermano come la lettura delle fiabe ai bambini sia un potente incentivo anche allo sviluppo del linguaggio infantile.

Ciò che le fiabe non dicono, tuttavia, può essere altrettanto importante di ciò che esse dicono: in altre parole, nelle favole tradizionali come in quelle attuali mancano riferimenti all’omoaffettività. Le storie veicolate nella letteratura e nell’industria dell’animazione per bambini trattano esclusivamente modelli etero. Il silenzio sull’amore a tutto tondo, nelle sue differenti forme di espressione, rischia di ostacolare fin dalla prima infanzia la comprensione e l’accettazione dell’omosessualità, lasciando terreno fertile alle successive ed eventuali manifestazioni di bullismo omofobico.

Secondo la ricerca MoDiDi condotta nel 2005, in Italia ci sono centomila minori con almeno un genitore gay, nati all’interno di relazioni eterosessuali o vissuti sin dall’inizio con due madri o due padri. Sempre secondo l’indagine, il 17,7 per cento degli uomini e il 20,5 per cento delle donne omosessuali con più di 40 anni avrebbe dei figli. Di conseguenza, considerando tutte le fasce d’età, un omosessuale su 20 è genitore.

Come mamma, mi chiedo se non ci sarebbero altre fiabe della buonanotte, oltre a quelle tradizionali, che una mamma lesbica o un papà gay vorrebbero raccontare.
Come psicoterapeuta, inoltre, mi chiedo anche quali siano i danni psicologici per il bambino di una famiglia omogenitoriale che, pur godendo dell’amore di chi lo cresce, soffre una condizione di invisibilità o clandestinità, non avendo neppure nell’immaginazione artistica la possibilità di riconoscere l’amore sano e naturale dei propri genitori.

In una società dove la comunità scientifica si è pronunciata in modo compatto contro le discriminazioni omofobiche, alla luce della considerazione dell’omosessualità come di una variante sana della sessualità, depatologizzata e decriminalizzata, potremmo avere altrettante storie di amore, felicità e genitorialità senza il vincolo dell’eterosessualità?

Su questa problematica appare estremamente importante l’iniziativa di Maria Silvia Fiengo e Francesca Pardi di fondare «Lo Stampatello», la prima casa editrice per bambini di famiglie omogenitoriali, che il 15 maggio sarà presentata al Salone Internazionale del Libro di Torino. Il motto di questa nuova realtà editoriale è, appunto, parlare “in stampatello”, cioé, attraverso un linguaggio semplice, chiaro e diretto, per aiutare i bambini ed i genitori ad affrontare le domande attorno alla realtà omoaffettiva e contrastare un conformismo diffuso. Le pubblicazioni finora illustrate sono due:

  • Piccola storia di una famiglia“, incentrata su due donne innamorate che per avere dei figli si recano in una clinica dove “dei signori gentili donano i loro semini per chi non ne ha“;
  • Più ricche di un re“, invece, è una filastrocca su una bimba che non sa come definirsi agli altri e viene aiutata a rispondere: “Dì che hai due mamme, e che insieme noi tre, siam più felici e ricche di un re!“.

Le stesse editrici hanno co-fondato  nel 2005 l’associazione  “Famiglie Arcobaleno” che oggi conta circa 600 soci, e che ha pubblicato nel 2010, «Il libro di Tommy. Manuale educativo e didattico su scuole e omogenitorialità», alla base di una serie di incontri formativi per insegnanti ed educatori, con l’intento di aiutare i maestri a confrontarsi senza tabù e pregiudizi con i figli di coppie gay.

In futuro, “Lo Stampatello” si rivolgerà anche ad altri tipi di famiglie (allargata, monogenitoriale, adottiva) e nella prossima uscita, “Piccolo uovo“, saranno presenti i disegni di Altan, l’ideatore della Pimpa.

Il diffuso silenzio sull’omoaffettività, anche nelle fiabe per bambini o nei racconti per ragazzi sembra essere sintomo di tabù latenti, dove la ragione, l’etica e il progresso scientifico non hanno ancora avuto accesso. Per questo ben vengano iniziative di questo tipo, capaci di risvegliare la libertà di amare e concepire il mondo fin nelle menti prodigiose e creative dei più piccoli.

A cura delle dott.sse Ilaria Peter Patrioli e Paola Biondi

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.