Il momento del coming out (che letteralmente “uscire fuori” e deriva dall’espressione inglese “coming out of the closet”, cioè “uscire dall’armadio”) in società è solitamente caratterizzato da una fortissima carica emotiva, e spesso è fonte di stress.
Da una lato perché l’individuo è costretto a mettersi in discussione e dall’altro perché la nostra società, prevalentemente eteronormativa, tende ad escludere (negandoli o rivestendoli di connotazioni negative) tutti quei comportamenti che si allontanano dall’eterossessualità.
Prerequisito essenziale del dichiararsi alla società è il coming out interiore, cioè il momento in cui la persona si rende conto di avere sentimenti e/o desideri sessuali per persone dello stesso sesso, ne acquisisce consapevolezza ed impara ad accettarli come una parte integrante della propria personalità.
Secondo una ricerca condotta dal portale inglese Stonewall, che lavora per garantire uguaglianza e giustizia per lesbiche e gay, l’età del coming out si sta progressivamente abbassando.
Il sondaggio condotto su 1500 persone ha rivelato che i partecipanti di sessant’anni hanno affrontato il loro coming out circa a 37 anni, quelli di trent’anni all’età di 21 e infine nel gruppo di età tra i 18 e i 24 il coming out viene affrontato all’età media di 17 anni.
Reth Hunt, la vicepresidente per gli affari pubblici di Sonewall, afferma: “Le persone che affrontano il coming out sono sempre più giovani. Ognuno dovrebbe venire fuori quando si sente pronto e fiducioso, ma questo è un trend incoraggiante, e manda un messaggio positivo a tutti quelli che non l’hanno ancora fatto: non dovete aspettare!”
Coming out sempre più presto per i/le giovani adolescenti
Sempre secondo la Hunt, questo cambiamento è reso possibile dal fatto che i giovani inglesi di oggi hanno a disposizione un maggior numero di informazioni relative alla sessualità, rispetto al passato, e hanno una familiarità maggiore con persone omosessuali, anche grazie a personaggi famosi e a protagonisti di fiction, con il quale identificarsi.
Una delle partecipanti allo studio, Dalia Fleming, di 21 anni, che ha affrontato il coming out a 15 anni, dichiara che la diffusione di questi modelli ha reso le cose più facili per i giovani omosessuali, anche se probabilmente tutto questo non è ancora sufficiente.
Infatti, nonostante la società sembri diventare sempre più aperta e disponibile a riconoscere l’omosessualità come una delle possibili espressioni della propria sessualità e affettività, per quanto riguarda i giovani nell’ambiente scolastico ci sono ancora difficoltà nel discutere di sessualità, tanto che in alcuni istituti è necessaria la messa in atto di strategie finalizzate a contrastare il bullismo omofobico.
Anche in Italia i dati sembrano concordare, sia per i progetti in ambito scolastico che hanno come obiettivo ridurre la presenza di atti omofobici, sia per l’abbassamento dell’età in cui si fa coming out e soprattutto in merito alla possibilità di arrivare ad una maggiore consapevolezza in età più precoce.
Interessante il portale bullismoomofobico.it, promosso dal Dottorato di Ricerca in Studi di Genere, dal Dipartimento di Scienze Relazionali e dal Dipartimento di Neuroscienze dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, che offre uno spazio di sostegno a tutti quanti sono coinvolti in episodi di bullismo omofobico, e hanno bisogno di uno spazio in cui elaborare i loro vissuti e di avere consigli per intervenire, reagire e contrastare simili prevaricazioni.
A cura delle dott.sse Valeria Natali e Paola Biondi